Mercoledì mattina, presso il “Goretti” di Latina, si è
proceduto all’operazione di espianto degli organi di Anna Lucia
Coviello, la 62enne impiegata di Poste Italiane morta in seguito
all’aggressione da parte di una collega, avvenuta martedì 14 a
Sperlonga, appena terminato il turno di lavoro. Ad eseguire l’operazione, protrattasi per diverse ore, un’equipe proveniente da Roma.
Nella mattinata di giovedì, sulla salma della donna verrà eseguito l’esame autoptico
di rito, delegato dalla Procura al medico legale Maria Cristina
Setacci. Solo dopo la necroscopia il corpo della Coviello, originaria di
Castelforte e residente a Terracina, potrà essere restituito ai
familiari per lo svolgimento delle esequie.
La
62enne, che lascia nel dolore il marito Giuseppe Ionta e il figlio
Riccardo, magistrato della sezione Lavoro del Tribunale di Catanzaro, era stata dichiarata ufficialmente deceduta martedì pomeriggio, ad una settimana esatta dall’aggressione risultata fatale.
Si trovava dal primo giorno in stato di coma profondo, tenuta in vita
dai macchinari del reparto di Rianimazione dell’ospedale del capoluogo:
alle 16 di martedì, terminato il periodo di osservazione di sei ore, la diagnosi di morte cerebrale.
Una tragedia dagli esiti nell’aria da giorni, e che hanno ovviamente
aggravato in maniera pesante la posizione della 45enne di Formia Arianna
Magistri. Ovvero
la collega dell’ufficio postale di Sperlonga arrestata dai carabinieri
in “quasi flagranza di reato” a poche ore di distanza dall’aggressione,
registratasi per la rampa d’accesso al parcheggio multipiano del borgo
marinaro. Inizialmente rinchiusa nel carcere capitolino di Rebibbia, la Magistri si trova da venerdì scorso ai domiciliari: se dapprincipio era accusata di tentato omicidio, adesso sulle sue spalle d’incensurata pende l’accusa di omicidio.
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